Lo stavo aspettando, era solo questione di tempo. Questa volta, a rischio è la sicurezza delle mascherine protettive, vediamo cosa sta accadendo in questi giorni.

I furbetti del coronavirus

Siamo alle solite! Da quando siamo in emergenza coronavirus (chissà perché molti ci mettono la maiuscola) stavo aspettando il momento in cui si sarebbero messi in moto i “furbetti”.

Per primi hanno iniziato i “furbetti individuali” di cui il nostro Paese è pieno oltre misura. Si tratta di quelli che hanno aumentato i prezzi di dispositivi medici, dispositivi di protezione individuale e presidi medico chirurgici (mascherine protettive, amuchina ed altro), arrivando a cifre da mercato nero e da denuncia che non arriverà MAI. Non sono mancate le mascherine protettive griffate a 190 € cad.

Erano mancati fino ad ora i “furbetti delle lobbies” quelli che agiscono per canali diversi, quelli istituzionali per intenderci ed eccoli, sono arrivati.

Il primo segno è stato la decisione di avocare al servizio di acquisto centrale (quello in cui operava il Renzi padre per intenderci) il compito di approvvigionare 6 milioni di mascherine protettive.

Oltre alla farragine burocratica nelle cui pieghe si possono nascondere i ben noti maneggi, mi sono chiesto: a chi le distribuiranno? A coloro che ne hanno bisogno (60 milioni di cittadini italiani circa) o agli “amici”?

Lo Stato ha il dovere di proteggere chi opera nel settore sanitario e lo doveva fare per obbligo anche prima del coronavirus, quindi ha il dovere di acquistare questi prodotti per tutto il personale sanitario e per i malati, ma non era necessario comunicarlo, sarebbe come se comunicassimo quando paghiamo le tasse o rinnoviamo la patente, è un semplice obbligo, dove sta la notizia?

Nuove disposizioni ma la sicurezza delle mascherine protettive come si prova ora?

Sei milioni di mascherine non sono nulla e si dovevano trovare altri spazi di inciucio, quindi ci ha pensato chi ha scritto l’articolo 34 del decreto legislativo predisposto ad hoc: disposizioni finalizzate a facilitare l’acquisizione di dispositivi di protezione e medicali.

L’articolo si conclude con questa chicca: sono utilizzabili anche mascherine protettive prive del marchio CE previa valutazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.

Tralasciamo il palese contrasto con le leggi europee in materia, che rende tale decisione illegale e andiamo alla sostanza.

Forse il cittadino normale penserà che sia corretto prendere delle scorciatoie in caso di emergenza e se l’ISS approva una mascherina o un disinfettante a cosa serve il marchio CE sulla mascherina? Sbagliato e vediamo perché.

  • Su qualsiasi prodotto immesso sul mercato UE ci devono essere le indicazioni minime a difesa del consumatore/utilizzatore, quindi cosa ci sarà al posto del marchio CE, la sigla ISS? Cambia qualcosa per il produttore che deve stampare una sigla, comunque?

 

  • Oppure nessuna sigla è necessaria? Questo significa che chiunque può immettere sul mercato qualsiasi cosa che sarà irrintracciabile, quindi il consumatore sarà esposto sia ai rischi di una protezione non efficace che alla truffa. Come appurare la sicurezza delle mascherine protettive così?

 

  • Immettere sul mercato protezioni che non abbiano subito i processi produttivi e di controllo previsti dai Regolamenti europei, significa aggirare l’obbligo che oggi hanno i produttori di rispettare le norme molto precise sui singoli dispositivi.

E ora chi ci pensa?

Qualcuno potrà intendere che ci pensa l’ISS, sbagliato.

I test che dimostrano il rispetto delle norme sono fatti in laboratori specializzati e l’ISS, avendo per ipotesi, la stessa strumentazione di questi laboratori, ci impiegherà lo stesso tempo ”forse” e quindi dopo aver superato i test, i produttori potranno procedere con la produzione di serie e stampare il CE e tutti gli altri simboli sulle mascherine protettive. Forse qualcuno pensa che l’ISS sarà in grado di valutare il grado di protezione “a occhio”? Mi sembra che all’ISS in questo momento abbiano qualche altro impegno.

Il problema non sta nella stampa dei simboli, ma nell’utilizzare il cervello, anche e soprattutto durante le emergenze.

Alcuni consigli utili per tutti i consumatori:

  • Qualsiasi tipo di mascherina protettiva va bene, da quella generica senza marchio CE e senza necessità di benestare dell’ISS, a quella FFP3 che fornisce il massimo grado di protezione tra quelle di utilizzo comune. Vi proteggerà in modo blando, sia dal virus, che da quelli che non ci credono.

 

  • Più è alto il grado di protezione, più la mascherina protettiva è efficace, ma se osservate gli operatori sanitari vedrete che sono completamente sigillati. La loro è una protezione efficace, ma non proponibile per tutti, quindi oltre alla mascherina sono necessari tutti i consigli che ha indicato il Capo dello Stato, anche se con un po’ di ritardo.

 

  • Muoversi solo il necessario, ridurre a zero i contatti fisici, invece di darci la mano facciamo ciao come i bambini, è anche un gesto più simpatico e rilassante e ne abbiamo bisogno.

 

  • Essere prudenti non significa essere allarmisti, avere paura non significa essere codardi. La paura è un istinto naturale per la preservazione di tutte le specie. I cani che abbaiano e poi scappano sono quelli normali, i cani che aggrediscono sono quelli umanizzati.

 

  • Come ci comporteremmo se ci fosse la minaccia di un bombardamento senza preavviso? Non potremmo vivere sempre nei rifugi, ma neppure senza tenere conto del pericolo. Abbiamo un nemico invisibile che potremmo incontrare in qualsiasi momento, pensiamo come possiamo evitarlo ed ognuno di noi troverà il modo corretto.

 

  • Vi ricordate li monito contro l’AIDS? Se lo conosci lo eviti, questa volta NON lo conosciamo, quindi pensiamo a come possiamo evitarlo, comunque. Usiamo la testa prima di qualsiasi altra cosa.